Qualche tempo fa vidi il film “The Lady - L'amore per la libertà”,
lungometraggio di Luc Besson sulla vita di Aung San Suu Kyi; film a mio avviso
ben fatto, ma di ciò poco importa, in quanto non è del film che voglio
trattare.
Il generale Saw Maung, il dittatore birmano, si reca in un bugigattolo
fatiscente, per consultare la sua abituale indovina.
Non rammento il dialogo fra i due con esattezza, e neppure ho modo di
leggerlo, ma, in sintesi, dopo aver consultato le carte l’indovina sentenzia
che è giunto uno spirito in Birmania (lasciando intendere che sia uno di quelli
cattivi) e, alla richiesta di come placarlo, risponde che solo la pace può
scacciare detto spirito.
Il generale, dopo aver ringraziato con calore l’indovina, annuncia di voler indire
libere elezioni democratiche.
Aung San Suu Kyi accetta di candidarsi e non c’è bisogno di attendere a
lungo, per capire che tutto il paese è dalla sua parte.
Saw Maung, allora, oltre a cambiare posizione sulle libere elezioni, invia
un sicario dall’indovina, che la fredda non senza prima ricordarle come non avesse
previsto questo evento.
Sul radicamento della divinazione nelle società asiatiche, non c’è
bisogno che ne tratti il sottoscritto; ad ogni modo, “Un indovino mi disse”, di
Tiziano Terzani, è un libro che illustra molto bene questo rapporto, senza
dover ricorrere a testi eccessivamente complicati, i quali – tuttavia – male non
farebbero.
Facendo un balzo all’indietro (di duemilacinquecento anni circa),
Creso, re dei Medi, si recò presso l’oracolo di Delfi, prima di affrontare il
grande Ciro.
La Pizia, com’è aduso ogni indovino che si rispetti, sciorinò la sua
ambigua sentenza: “Se Creso attraverserà il fiume Halys cadrà un grande impero”.
Fu così che Creso imprese la guerra certo della vittoria,
ma il grande impero che cadde fu il suo.
I due aneddoti, così distanti fra loro, sono accomunati dall’impropria
interpretazione d’una sentenza oracolare, che pare intravvedere, fra le fitte
nebbie dei tempi, l’esito degli eventi, ma non rivelando i particolari, in
quanto non richiesti.
Appare chiaro, insomma, che la povera indovina fatta uccidere dal
generale Saw Maung avesse visto giusto, senza però dare un nome ed un cognome
allo spirito malvagio che aleggiava nell’aria birmana: Saw Maung.
Di questi racconti è piena la storia e tuttora pieno è il mondo d’uomini
che divinano, pratica oltremodo diffusa, nel nostro mondo di cultura da
cassonetto.
Ciò che sfugge ai più, a prescindere dalla reale possibilità di
divinare, è l’esistenza di un vademecum, antico quanto la terra, necessario per
interrogare il futuro, o chi per esso possa rivelarne le pieghe.
Di questo fondamentale manualetto, ignorava l’esistenza pure Mario Paolo
Berlinghieri, il quale – stizzito per il notevole ritardo accumulato dal treno –
smaniava figurandosi di mettersi comodo sul convoglio per Cuneo; era il 1953.
Lo stato di agitazione che lo interessava, lo spinse ad estrarre i
suoi personali strumenti di divinazione e ad interrogare il tempo, per
conoscere se il treno sarebbe mai giunto in stazione.
Lontano da occhi compassionevoli, nella fetida latrina della stazione,
alla domanda frettolosamente posta, cioè se il treno sarebbe mai arrivato,
ricevette in responso un secco “si”, che non gli risparmiò l’attesa di sei ore,
senza che uno – dico uno – degli otto treni passati, fosse quello che lui
attendeva, per poi scoprire che avrebbe dovuto attendere il giorno dopo, a
causa di un guasto imprecisato, annunciato durante la sua sosta nelle latrine.
Ciò che il manualetto celeberrimo gli avrebbe insegnato, sarebbe stato
d’impratichirsi sulla logica, prima di tentare la via della previsione, per
porre domande pertinenti.
La sua divinazione, infatti, riuscì alla perfezione: il treno arrivò,
un treno e più d’uno, ma non quello per Cuneo. Alla sua domanda seguì la
risposta corretta.
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