[fotografia di Antonio Lillo]
Impensate le nevi,
Bogdan, ti fiutano,
nari e segugi dell’Est,
compagne dal Giorno
di Dio a vagheggiare
l’attesa tua schiusa.
Sono fiocchi morbosi,
improvvidi bruciano,
s’accalcano all’uscio
gelando la vite, i fiori
tutti e l’erbe acquaiole,
nell’algida loro effusione.
Imprigionali, tu,
nel libro racchiuso
in un libro rinchiuso
in un libro che sfoglio;
timido volto le pagine
in fine peccio di Serbia.
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