Ieri sera dei formaggi e del buon vino ci hanno
condotto precipuamente a due discorsi che, opportunamente fusi, potrebbero essere
la base per lo sviluppo di un film; allora:
Tizio porta la cagnolina dalla veterinaria, la
quale, per due volte (con un intervallo di due mesi fra una visita e la
successiva), osserva che: "Dai denti si direbbe che il cane ha sei
mesi".
Ecco: qui ci vedo il Woody Allen di Manhattan, in bianco
e nero, che con la coda dell'occhio guarda perplesso verso la cinepresa, mentre
la tensione imprime ai capelli un impercettibile tremolio.
Quindi: la veterinaria, donna corpulenta e alquanto
rozza, non avendo la sensibilità per cogliere il danno che sta causando a Tizio
(danno irreparabile), continua a non mentire sull'età della cagnolina: nonostante
il tempo scorra per l’universo, la cagnolina, dai denti, risulta avere sempre
sei mesi.
Il tempo fa le bizze. Tizio, andando al parco con
un cane che non invecchia, viene assalito da una mortale frustrazione
progressiva; il cane continua allegramente a scodinzolare e a perdere denti da
latte e pare non badare al fatto che il guinzaglio sia nelle mani di un uomo
che lentamente raggrinzisce.
Ovviamente gli amici confabulano preoccupati,
cospirano, confidano nel potere della psicanalisi. I vecchi genitori si
disperano, i loro sensi di colpa li corrodono.
Poi, il giorno del passaggio dall'ora legale a
quella solare, la situazione precipita.
Tizio non sposta le lancette, come ha sempre fatto
e come fanno tutti, la sera prima o il giorno dopo. No.
Si sveglia alle tre di notte. Ascolta cioè l’unica
notizia verace di un notiziario governativo, uno di quei notiziari che,
curiosamente, unisce semanticamente “assoluzione” e “prescrizione”; quindi, all’ora
fissata dal notiziario, si alza e sposta le lancette alle due.
E' la fine: alle tre si risveglia e risposta le
lancette alle due, poi alle tre si risveglia e le risposta indietro e così via.
Intrappolato nel cambio dell'ora, ingannato dalle persiane chiuse che non
lasciano filtrare luce, mentre il cane, a giudicare dai denti, parrebbe avere
ancora sei mesi, Tizio si consuma come una candela.
La sveglia del cosmo ticchetta per tutto e tutti,
ma non per il cane di Tizio. Nessun espediente ne blocca gli ingranaggi. Tizio conduce
gli ultimi giorni d’esistenza circolare in pigiama, in un’unica ora soggettiva, che inizia
alle tre di notte della sua sveglia e termina un’ora prima. La vita rimbalza
fra questi due poli ravvicinati. Non c’è spazio per null’altro. Intorno, tutto
scorre.
Queste sono le bizze del tempo, le “intermittenze”,
come le avrebbe chiamate Saramago.
Grazie a Danilo per l’interessante chiacchierata.
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