Ho
serrato gli scuri,
alfine
t’immergi
nel
sonno a casa mia
e
neppure il vociare
ostinato
e lontano,
che
miseri godiamo
delle
piccole cose,
odo
più come il ricordo
delle
lunghe e distratte
notti
d’ambage,
ma
sibilano ancora
fuori
di piombo
i
dardi di Cupido
e
domattina,
o
in sogno neppure,
tu
non t’affacciare.
Mostro con piacere questa poesia, non perché la ritenga un capolavoro, ma in quanto sono riuscito a terminarla e la prima stesura risale a 13 anni fa.
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2 commenti:
La gatta frettolosa fa i gattini ciechi (o forse era: la gatta freddolosa fa i mattini biechi? Boh)
la seconda, senza dubbio!
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