giovedì 27 ottobre 2011

Ooooh, Leibniz... (sospirando)


Dopo una settimana facendo colazione con 3 Chocoleibniz e un buon caffé, ho scoperto di saper risolvere gli integrali, ma non li ho mai studiati.
Non è il biscotto, neppure il cioccolato fondente, neppure il solo caffé, ho sperimentato. Funziona solo coi Chocoleibniz.E' questo prodotto alchemico, di fattori altrimenti inerti.
Il potere mi attende, lo scibile tutto è a portata di mano.
Quando le nozioni saranno troppe, per liberare la mente, tornerò all'Activia.
Augh!

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mercoledì 26 ottobre 2011

Il primo coyote insopportabilmente clonato

(foto: AP PhotoYohap, Shin Young-keun)

Il primo e l’ultimo termine di una serie finita possono essere anche sconosciuti. Non sto trattando di matematica, benché mi tenti; purtroppo all’uno (prima unità, dalla quale necessariamente derivano i numeri successivi) segue una serie infinita (pertanto andrei fuori tema). Quello dell’ultimo numero (matematicamente non penso sia sostenibile) è un’affascinante speculazione che tralascio, perché mi dà forti vertigini; non ho la maestria necessaria per trattare l'argomento, ma fior di pensatori hanno già prodotto tonnellate di carta sull’argomento (e questo mi solleva notevolmente).
Senza divagare: per il primo e l’ultimo termine – sconosciuti - di una serie finita si può ipotizzare, intuire, dedurre (inferire) l’esistenza e, più probabile, si può conoscere uno solo dei termini, mentre si presuppone l’esistenza dell’opposto.
Andando al coyote del titolo, che lo scienziato sudcoreano Hwang Woo-suk ha detto di aver clonato: “il primo coyote clonato”, a mio avviso, è una precisazione fuorviante, come, del resto, la prima pecora clonata, è questo il punto!
Dichiarare l’avvenuta clonazione del primo canide sarebbe veritiero, il primo bovide anche, perché si può ragionevolmente pensare che, nel futuro, ne vengano clonati di ulteriori. La validità è conferita dalla molteplicità di specie comprese nelle famiglie Canidae e Bovidae; si può supporre che un’altra specie, nei secoli, verrà onorata con tale replicante privilegio.
Il coyote, povera bestia, lasciamolo in pace. Il coyote non è a rischio di estinzione. Inoltre non è base della dieta di una popolazione, da questo punto di vista è vicino al topo.
“I primi coyote clonati”, lascerebbe intendere che siano i primi di una serie, mentre dubito che ciò avvenga. “Clonati i primi coyote”, invece, potrebbe far pensare alla clonazione dei primigeni, che so… Due fossili identificati come “primi esemplari”, appunto.
Anche “I primi fra i coyote clonati” lo scarterei per questioni cronologiche. Potrà essere notizia in futuro, quando si saranno già clonati “n” coyote.
Per contro, “clonato l’ultimo coyote” non lascerebbe alcuna interpretazione, se non l’unica: l’ultimo esemplare vivente è stato duplicato, vivaddio.
Insomma, per concludere, “clonati dei coyote” mi pare la soluzione più azzeccata. Generica, ma azzeccata, come “clonata una pecora”. Fra le tante, quella. Scelta perché rispondente a precisi requisiti, ma comunque una fra le esistenti.
Penso che l’ultimo ente di una qualsiasi serie finita non crei grossi problemi concettuali. Il primo, invece, sì. Questo pensiero è per me insopportabile.


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venerdì 21 ottobre 2011

Di sguardi bovini



E' difficile tentare di disquisire intorno a questa definizione, perché l'uso che ne faccio (pertanto naturalmente considero il lato soggettivo) va a toccare temi molto delicati.
Scorgo guardi bovini nell'ammiccare di certe persone, con alcune inclinazioni sessuali. Nulla da commentare intorno alle inclinazioni, ognun per sé. In questo caso preciso che lo sguardo è per me bovino in quanto s'annacqua all'improvviso. Le occhiate si incrociano, una s'annacqua. Ecco il segno. Lo sguardo bovino.
Bovino è anche lo sguardo di chi non capisce. Non intendo la mancata comprensione per problemi casuali o causali d'udito. Mi riferisco al non comprendere derivante dalla mancanza di cultura in merito. Quando non si dispone degli strumenti per capire, allora lo sguardo si fa come smarrito, lo sguardo vorrebbe "bere" dall'occhio dell'interlocutore il senso di ciò che si ascolta, in modo da chiudere il cerchio, ma dallo stesso sguardo assetato traspare soltanto l'oscuro vuoto dell'enigma. Aggiungo che questo caso è ben riconoscibile, perché l'occhio dell'ignorante accusa un tremolio impercettibile, come il nistagmo fisiologico, che rivela la tensione trasmessa ai bulbi dallo stallo della razionalità. E' un meccanismo semplice: se ci si poggia di peso sul coperchio d'una pentola, contenente acqua in ebollizione, il coperchio è immobile, ma il tremolio causato dal bollore investe la pentola.
Tempo fa ebbi l'intuizione, pensando ad una persona alla quale non posso nemmeno alludere, di definire il suo sguardo da "bovino ingrato".
All'acquoso vuoto di cui sopra, s'univa l'aspetto orrendo della persona, una donna brutta e sciatta, la cui indolenza eccezionale, incommensurabile, mi permette ora di unirla idealmente ai suoi stessi antipodi, al cui polo geografico presiede - potentissimo - il verso di Borges: "Tu così indolentemente e senza fine bella".
Questa mia uscita si dimostrò felice, in quanto la definizione si rivelò adatta anche ad altre persone (sia oggetti della definizione, che utilizzatori della stessa).
Non posso che citare, infine, Stefano Benni, il quale dipinse l'immagine perfetta dello sguardo della mucca quando passa il treno. In questo caso (del resto Benni è Benni), non c'è bisogno di alcuna spiegazione.

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mercoledì 19 ottobre 2011

La supinazione del Terraneo


Ho sognato, questa notte, di trovarmi ben piantato davanti al bancone di un pub, bevendo birra, con questo Terraneo. Io non lo conosco, ma nel sogno l'atmosfera era quella che si densifica fra amici.
Quindi: brindiamo, poi il Terraneo appoggia il boccale sul bancone. Parliamo, discutiamo, il Terraneo con una mossa maldestra urta il suo boccale.
Rovescia sul bancone una modestissima quantità di birra... che so... tre centilitri.
Il barista, che, durante l'incidente, era in fondo al bancone, dalla parte opposta, si fionda davanti a noi quasi levitando, come corresse su di una pista magnetica, senza attriti, veloce e soave.
"Mi dispiace, ma devo addebitarti un secondo boccale...". Lesto digita sul registratore di cassa, emette scontrino (6 €), il Terraneo paga senza nulla eccepire. Deduco, ora, in stato di veglia, che fosse normale tutto ciò: una regola, una legge...
Il Terraneo mi guarda spalancando gli occhi, con un mezzo sorriso, reclinando leggermente il capo verso destra: autocommiserazione.
Scorrono i titoli di coda. Leggo che il titolo del sogno è "La supinazione del Terraneo".
Questa mattina mi sono domandato per quale motivo il produttore non abbia consigliato un altro titolo. Con questo non si farà mai botteghino. Al massimo andremo in onda un sabato notte, verso le 3.00, a Fuori Orario, insieme ad altri corti d'autore (che comunque sarebbe un bel risultato, ma poco remunerativo).
A prescindere da questo: ho pensato che i nostri governanti illuminati possano includere una norma così ignobile nel prossimo e atteso Decreto Sviluppo. Io ne sono certo. Sarà così. La chiameranno "Sad hour".

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lunedì 17 ottobre 2011

L'Amor


Ecco, forse, la mia donna ideale, quella della foto di Boffoli.
Io la porto in luogo così, un Hotel atemporale, costosissimo, Dio solo sa che tanfo. Magari io mi pento, per l'odore in camera, ma non porto a termine l'atto di pentimento, che lei mi si butta al collo.
 
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Di Santi e di cocci


Il giorno in cui i black bloc, a Roma, mandarono in frantumi la statua della Vergine, lassù, nell’Olimpo cristiano, si faticò a tener calma la diretta interessata.
Serpeggiava, comunque, fra tutti il malcontento, perché di simulacri pullulano le strade, siano essi di Sante, anche Vergini, o di Santi vari: vi è Giuseppe o’ falegname, vi è Giorgio che infilza temerario il drago (che è simbolo del peccato umano, ma nessun coglie), vi è Antonio in varie pose, vi è Rita estatica e smilza, Caterina lessata, c’è Santa Grania, Santa Cosma (con Damiano), il Celso, l’Ambrogio, l’Agostino, vi è Giovanni il Battista, il moderno e ruvido San Pio… E così via…
Addirittura c’è un paesucolo in Brianza, figuratevi un po’, in cui c’è un affresco di San Giobbe, raffigurato con le inseparabili larve che gli erodono le carni. Relegato in una corte anonima e un poco diroccata, pare che non sia databile, o che nessuno abbia mai tentato di datarlo.
Insomma, quel che si contesta nelle Sedi Celesti è che – di fatto – non sia esposto al pericolo anche il capo. Che non sia nominabile (chi dice soltanto per testimoniare il falso, altri semplificano allargandone il divieto) poco importa nella corte, PASSI, ma un occhiuto triangolo, che irradia come il sole, è riproducibile, eccome. Forse è più agevole per gli umani, il fabbricar occhiuti triangoli, piuttosto che figure antropomorfe, ma Lui nelle strade non occhieggia, è assiso al trono, tutto preso da disegni universali.
Ammetto che dispiaccia pure a me, quest’assenza Sua, pur non condividendo gl’illogici lamenti dei Santi; non esiste azienda, ente, organizzazione, che esponga il vertice al pericolo o al ridicolo. Non ha senso, sarebbe da stupidi, a meno che non lo si desideri per fini sottaciuti. Certe leggi sono transdimensionali, sono modelli logici e poche storie.
Mi dispiace, quindi, perché se quegl’insetti neri, tutti presi a devastare, avessero frantumato l’effigie di Dio, proprio la sua, l’occhiuto triangolo, allora forse la Sua falce li avrebbe mietuti all’istante, senza riguardi, come l'erba cattiva.
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mercoledì 12 ottobre 2011

Surrealistic Toast


Dialogo intercorso fra me ed una giovin barista, Milano 12/10/2011.

Io: Ciao, mi dai una piadina con cotto, brie e maionese e un toast liscio, il tutto da portare via?
Lei: Si!

...Pausa di riflessione...

Lei: ...ma in che senso "liscio"?
Io (sfregando il palmo della mano destra sul dorso della sinistra): nel senso che non sia ruvido.

Lei abbozza una risatina e consegna l'ordinazione al piadinaro.

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lunedì 10 ottobre 2011

Il frutto del genio, del nuovo Messia, a prezzo simbolico

Anni fa, di mattina presto, mi fermai dal solito benzinaio.
Questi ha un negozietto (il classico shop dei benzinai) ben fornito. Quella mattina, pagando il pieno di gasolio, notai di fronte a me, sul bancone, un Ipod nano 8G bell'e nuovo, ben confezionato, con un cartello scritto a mano: "Offerta! 12 €!".
Scorgendo nello sguardo del benzinaio una certa alienazione, gli feci notare l'errore, precisando che, nel mondo oltre i confini del benzinaio, il prezzo ammontava a 150 € circa.
Il benzinaio, palesemente ignaro e comunque testardo, mi ripeté per ben 3 volte che il prezzo era giusto, era in offerta a 12 €. 
La sua triplice risposta rievocava si San Pietro, quando non era ancora Santo, cioé Pietro, ma anche e soprattutto la Zanicchi del celeberrimo programma. Per questo, Zanicchi docet, lo acquistai. Il prezzo era giusto! L'Ipod era veramente nuovo di pacca, scatola vergine, era perfetto!
Quindi io ringrazio questo nuovo Messia, Jobs, che mi dimostrò di incarnare in sé la nuova novella, permettondomi di godere del frutto del suo genio ad un prezzo simbolico.
Per quanto riguarda invece le sue parole, riguardo all'essere affamati e folli, al credere in sé e bla bla bla bla... Beh, mi ci ritrovo (anche per esperienza personale) ma, prima di lui, dovrei ringraziare una milionata di personaggi (Messia compreso) che hanno già detto...
Il problema non è Jobs (un figo che mi ha inventato l'Ipod a 12€), ma la massa informe del popolo, che comprende soltanto ciò che vede.
Beh, poi, ovviamente, ringrazio il benzinaio e la Zanicchi.
Augh.






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venerdì 7 ottobre 2011

Pippa


Pippa in tailleur, Pippa ha la cellulite, Pippa che corre, Pippa che fa acquisti, Pippa che sospira, Pippa che cospira, Pippa che si pasticcia, Pippa che mangia muffin, Pippa che ride, Pippa che invecchia, Pippa che traduce il RgVeda, Pippa che assiste all'eclissi, Pippa che sniffa speed, Pippa che ascolta il progressive della scuola di Canterbury, Pippa che conta le pecore, Pippa che disprezza, Pippa che sbiascica, Pippa che puzza di sudore, Pippa che si accoppia selvaggiamente, Pippa che defeca, Pippa che brucia la torta nel forno, Pippa al concerto di Elton John, Pippa che stucca le pareti, Pippa che riflette, Pippa che si strappa le vesti, Pippa che lascia l'obolo, Pippa ed il suo ex, Pippa che ruba automobili, Pippa che dormicchia al cinema, Pippa che sobilla le masse, Pippa che altera prove genetiche, Pippa che critica la nonna del cognato, Pippa che svalvola, Pippa che dubita, Pippa che respira, Pippa che risolve l'equazione, Pippa che lecca il gelato, Pippa che concima i gerani, Pippa che maledice un Dio qualsiasi, Pippa che nega le sue radici, Pippa che stecca nel coro, Pippa che bramisce alla luna, Pippa che pesca i salmoni, Pippa che installa un'applicazione, Pippa che recita Dante, Pippa che raccoglie fiori, Pippa che mangia termiti, Pippa che beve una birra, Pippa che inciampa, Pippa che fa spallucce, Pippa che regge le sorti del mondo, Pippa che fuma, Pippa che posa per i paparazzi, Pippa che chiude la zip, Pippa che fa immersioni, Pippa che scompatta un archivio, Pippa che chatta, Pippa che rogna, Pippa che fa i gargarismi, Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa Pippa, Pippa che struccata è proprio uno schifo.

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giovedì 6 ottobre 2011

Cautele nei confronti degli Dei

Quando andai (cioè, venni...) a vivere da solo, non comprai la televisione. In effetti, lo ammetto, fa tanto chic in un certo sottobosco d'una certa sinistra, ma, insomma, così scelsi.
Per tre anni, senza televisione, ascoltai molta radio; la ascoltavo molto già da prima. Radio Popolare, Europa Radio, e basta.   In effetti, lo ammetto, fa tanto chic in un certo sottobosco d'una certa sinistra. Poi, i miei genitori, che ad un certo sottobosco preferiscono la praticità, mi regalarono la televisione. Io - non ricordo bene, ora, perché questa scelta - installai una parabolica, ma non feci alcun abbonamento a Sky, forse, allora, Tele+. Non so se questo faccia tanto chic in un certo sottobosco d'una certa sinistra.
Poi, un giorno, all'improvviso, dopo anni, sparì il segnale dei canali RAI e girai per 10.000 canali arabi, in cui, ho notato, si prega tantissimo. Questo non è per nulla chic.
Poi sparirono anche i Mediaset, che guardavo poco, ma sparirono lo stesso, e rimasero solo i canali arabi, dove si prega in modo estenuante.
Questo non ha il benché minimo significato, per me, a meno che non si voglia soffocare nelle solite considerazioni anti-islamiche. Alcuni di loro sono così. Pregano tantissimo, ammazzano con una certa ingordigia, fanno tutto platealmente, insomma. Hanno mostrato, ad esempio, le foto della donna (non ricordo se moglie) del figlio di Gheddafi. E... Beh... Plateale, appunto. 
Tornando a prima, per me non aveva significato, inizialmente. Ho pensato, poi: e se nei canali arabi, in questa lingua a me sconosciuta, si pregasse Dio anche per oscurarmi i canali RAI e Mediaset, in modo da vedere solo quelli arabi e convertirmi? Io non capisco nulla, ma intanto ascolto. Il messaggio penetra, una parte di me coglie (probabilmente attingendo ad un serbatoio di conoscenza universale, di cui ahimè non conosco consciamente la dislocazione), la parte razionale non si accorge della tragedia in atto e... Puf! 
Chiariamo: nulla contro questo Dio o quell'altro, ma per sicurezza adesso uso il digitale terrestre.

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Sindrome di Tomas-Tranströmer


Grave sindrome ansioso depressiva, i cui sintomi iniziali - ingannatori - rimandano però ad una psicosi già avanzata. Caratteristica del primo stadio è, infatti, l'immagine di sé che appare (ai propri occhi) leggermente diafana e, talvolta, con tinte seppiate. Compare, in seguito, importante sensazione di nullità, si avverte il totale disinteresse del mondo nei confronti della propria esistenza.  Segue gravissima inedia e deriva psicofisica che, nei casi trascurati, può portare all'idea del suicidio. Necessita pertanto d'immediata terapia farmacologica, con supporto psicologico.
Prende il nome dal grande letterato svedese Tomas Tranströmer, che vinse il premio Nobel contemporaneamente alla morte di Steve Jobs.


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