sabato 26 dicembre 2015

Stramonium



Qui ci s'attarda
all'abaco, al computo,
ad ogni tramonto che
assomma tutto a sé.
Vedi, come s'involge
la canna di gomma,
è verde al buiare,
si levano sciami dalle
prose verdeggianti,
cacciano a sera,
che vivono questi
da qualche ora prima
- l'indomani è per loro? -
poi tende le campanule
lo stramonio, l'acquoso
ed il mortale sonno
degli avi profuma.

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giovedì 24 dicembre 2015

Due poesie sull'ebbrezza




I.
Alla crapula inclini
degli straviza disse
i russi Marco Polo;
le dame rubizze
dal calore e dall’ebbrezza,
segno non davano,
rotonde di cervogia,
d’alzarsi per pisciare
e per pagar la sbornia
lasciavano ceduti
allora i propri figli
in pegno graziando
i sozzi mariti. (1)

II.
Passò anche la provincia
d’Oscurità chiamata,
oggi è la Siberia
e non ci scrisse Polo,  
che a guisa delle renne
del fungo l’orina
propria si beveva,
o dei compari per godere
dell’agarico muscario 
lo scarto e rinvenire
al volgo l’ebbrezza
e allo sciamano. (2)

(1)   Marco Polo, Il Milione, cap. CCXX
(2)   The fly-agaric among the Chukchi (W. G. Bogoraz)

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lunedì 14 dicembre 2015

Folaghe



Anche pativano le folaghe
d’essere canoniche
nei giorni di magro
(le racconta l'Artusi,
a migliaia in un giorno
nei pressi di Pisa,
dibattersi vinte nel lago,
con carni modeste
ma beffarda abbondanza)
e tramontati gli scempi
le scovo alla banchina,
dove muore la corrente
anelando il riposo e la mollìca,
a rallegrare i posteri
di nemico lignaggio.

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mercoledì 9 dicembre 2015

Trittico di Madeira




I.
L’Atlantico schiuma
indomo e travedo
l’irrito scuotersi
del ciclope accecato,
ma grano a grano
lo conosco capace,
di sfaldare nell'era
Madeira e gli scogli puntuti,
che squarciano l'onde
e tritano scafi.

II.
Rena farà, sedimentario
mondo neonato
attecchito, miscela
di rocche marine
e dei balenieri
l’osservatorio,
con le polveri loro,
gl’ignifughi sali,
di lapas i gusci,
e l’intera Avenida Do Mar.

III.
Di Perseo non v’è gesta
ora e donatemi numi
della Gorgone il capo
mozzo che fece i massici
ed anche il corallo,
nuovi monti impietrisce
e sutura la terra percorsa
dai creoli cotti,  
nel far caldarroste
sul mare a Funchal.



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sabato 5 dicembre 2015

Piombo



Ho serrato gli scuri,
alfine t’immergi
nel sonno a casa mia
e neppure il vociare
ostinato e lontano,
che miseri godiamo
delle piccole cose,
odo più come il ricordo
delle lunghe e distratte
notti d’ambage,
ma sibilano ancora
fuori di piombo
i dardi di Cupido
e domattina,
o in sogno neppure,
tu non t’affacciare.

Mostro con piacere questa poesia, non perché la ritenga un capolavoro, ma in quanto sono riuscito a terminarla e la prima stesura risale a 13 anni fa.

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giovedì 26 novembre 2015

Vienna



Quando Giulio Cesare
interrogò la sorte,
non l’erme dall'iride cavato,
o il mutilo e fisso simulacro,
né i mosaici lerciati
dall’orina dei cani,
che ancora ne svelle
una tessera ad una,
o i miti defluiti
con uno scroscio
nei racconti scordati
(non si contan gl'immortali
affogati nella pioggia),
non si distrasse alcuno
dalle memorie sue,
a fermare l’Armata
Rossa su Vienna.

mercoledì 25 novembre 2015

Pitone


 [fonte]
 
Sorse il pitone,
impasto d’ira e di mota,
in bocca ebbe tosca saliva
e Febo l’uccise.
Sopiti gli Dèi,
spenti gli olimpici
fuochi e gli amplessi,
risorse il pitone; 
Linneo lo creò.

lunedì 16 novembre 2015

Necessità



L’ammiccare dei simili
è un accidente logico,
perciò  in queste vane
province piovose
s'incocciano sguardi,
s’accoppiano elementi
e smottano versanti
interi di terrazzi acclivi,
delle conche fradicie.
Sono franamenti pregni,
soltanto schiocchiano
le radici strappate,
impassibili si spalmano
per necessità i pendii
sulle piane a riposo.

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giovedì 5 novembre 2015

Intenti





I cascinali diruti,
sono stagliati
fossili denti,
che allignano
piantati nei colli.
All’interno si perlustra
sotto i tetti sfondati,
si scavalcano le travi
acquose cadute coi coppi,
antri di salamandre ora,
dal giallo e l'arancione
che bruciano per vero,
agognano nell'acqua
la dissoluzione
degli intenti, anzi
che della pietra.
E pure spaccasassi,
felci e parietarie,
che arredano incerte,
prosperano nell’ombre
vacue d'ingegno
per vegetare quiete,
ma in ciò si compiono
lungo vie codificate.

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mercoledì 28 ottobre 2015

I condannati





Porto il nome di chi
sfondò a Nikolaevka,
e ignoro qual fosse
la taccia sua, forse
nel gelo guadagnata.
Lo dicevano prima
ghignando “Il calabrese”,
per via di suo padre
che tuttavia non lo fu,
e m’è giunto l’epiteto
ma il senso è perduto.
Porto i geni
dei capelli ramati
e gli odori dell’isba:
le resine bruciate,
le povere zuppe,
il puzzo di storia
dei condannati.

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venerdì 25 settembre 2015

L'agio



Nelle camere di Hopper,
lì pure la fine è immanente,
tutto impregna e giusto
manifesta indolente
l’alito misurato,
che gli assorti svisano
da vivi, come il barbagianni
in volo, colla brezza d’estate;
fra le anossiche mura
l’agio si lega all’emoglobina
ed intossica lento,
la vita tentenna,
dove il moto declina.

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martedì 22 settembre 2015

Il genio




Tracciò Picasso a Vallauris,
un cerchio nella sabbia
e dopo il muto sentenziare
ai bagnanti abbacinati
dal genio, dal sole,
dai refoli serali,
vispi ch’erosero
un solco per sorriso,
forò due volte,
Picasso a Vallauris
un cerchio sulla spiaggia,
e gli diede con la retta l’odorato.

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domenica 30 agosto 2015

Chiocciole




Affrancate scivolano,
a raggiera via,
le chiocciole che
colse mio padre
fra felci e parietarie;
le prese comodo
e prima della pioggia
a due passi dall'uscio,
perché avvertono dei nembi
il brontolare discosto
e all'umido parlando, 
digiune dei simposi
intorno a Zenone,
innocenti vivono.

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venerdì 21 agosto 2015

Due piante esotiche




I.
Quando mi fotografasti
sullo spiano brumoso,
sorridevo in posa
ombrato dall'alocasia;
di schiatta iperborea
avvezzi eravamo
a modesto fogliame,
spesso aghiforme
e alle melme muscose.
Perciò l’andare fu greve,
al richiamo di scimmie
più volte volgemmo
alle foglie mirando.

II.
Ora accade, oh vezzoso,
che in ogni giardino
svetti il banano. 
Esso sventola foglie
sfrangiate come criniere
e i bambini sguaiati,
berciando i loro miti mortali,
a palla gli tirano come alla robìnia,
che macchia tutti i colli
e sfama in gabbia i conigli.

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giovedì 13 agosto 2015

La nona



L’annaspare agostano,
verso la nona,
è uno sbracciarsi
nel vacuo intorno,
per traversare
la piazza acciottolata,
vuotata dall’aria,
dalle carrozze e dai vivi,  
dove la fontana tace smòrza.
Ci si traduce,
perché il groppo gonfia,
sotto i freschi colonnati,
o verso il centro abbandonato
e si rifugge dai tigli,
a guardia dell’alveo
scheletrito del fiume.

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mercoledì 5 agosto 2015

Il lettore




Nell’intima loro
saga i torcedores,
d’anime inclini
a carezzar la capa,
imbevette il lettore
delle saghe di Dumas
e della grande narrativa;
edòtti pur nella tragedia,
gli scelsero la radio
e tornò nella Galera,
ad involtar la pupa.

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martedì 21 luglio 2015

La Festa dell'Ascensione



Quando s’ingabbiavano
i grilli all’Ascensione,
gioivano i bambini
e frinivano gli insetti
rabbuiati e bellicosi.
Per taluni sedotti
dalla moda dei cinesi,
a porco e stille d’acqua
si allevava un gladiatore;
i più, predestinati a compagnia,
quel dì solo, dei mocciosi,
fatui si spengevano
d’inedia e d'afflizioni.

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giovedì 9 luglio 2015

Nord



Nei microcosmi di pianura,
aduggiati dal Nord,
ramificano i muschi
e si pasce l’onisco;
sono essi piccoli
mondi sormontati
da immani muri
sbiancati vanamente,
madidi e gibbosi,
poiché il sole
lambisce l’oscuro
e percorre altre sue rette.

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domenica 5 luglio 2015

Elvira e Tiresia




Di circumnavigare
dei generi il globo
a Elvira non riuscì,
e femmina s’uccise,
sotto tredici lune.

Tiresia ritornò;
accecato da Giunone
ebbe in cambio preveggenza,
maschio ancora
e cieco anticipò
la morte di Narciso.

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domenica 28 giugno 2015

Il sorcio




Il sorcio mi scruta,
egli vede con perle corvine
dai frementi nistagmi
ed intanto, elettrico
e sordido, rode industrioso
ma puro, ch'egli mai
conobbe morale,
per dirmi che d'altri
la peste sprizzò:
colpa dei sifonatteri
e d'uomini sporchi
e che i rosicanti
s'adattano a poco;
nell'immondezza
vanno in gran pompa
e le zampe sovente ammollano,
nella Nigredo.

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martedì 9 giugno 2015

Neve





L’epiche nevicate,
soldati, allora, liberi
d’una milizia darwiniana,
imparziali seminarono stenti
e di fermare ordirono
Michelangelo alle cave,
sospesero a singhiozzo i mattatoi
sparsi sulle Dolomiti
e fecero portare a spalla
mio padre bambino,
ustionato dal pastone
per maiali all’ospedale.

Oggi in riserve acconce,
relegate al pari delle fiere
e delle tribù indomabili,
che tirano con l'arco
anche agli elicotteri,
scacciano la noia
burlandosi del mugo,
che poi si rizza e squarcia  
la coltre al primo sole,
oppure travolgendo
gli sparuti loro innamorati,
austère osservano i soccorsi,
richiamate dal silenzio
frammentato dai cani.

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domenica 31 maggio 2015

Tre poesie sui passeri





I

Inermi e macabri
i passerotti implumi;
glabri e disperati,
oscillano becchi
spalancati e protesi,
nel nido germogliati,
ingollano larve,
come loro piccini,
o chissacché bestia minuta, 
catafratta e cornuta, 
e lombrichi distratti.


II

Appresso l'acquata,
colti a trafficar nella pozza, 
nemmanco indugiano 
sul mio sguardo mite 
e conosciuto, ch'esplodono 
in volo e vanno dispersi,
per comparir nel fango, 
di botto ed ancora:
quattro promiscui amoreggiano, 
due tutti presi a becchettare,
a turno si scrollano 
di dosso l'acqua sozza.


III

Eccolo posato e stecchito,
sul ramo sogguarda 
lontano e sapiente
l'occhio velato,
meditabondo
e tutto arruffato,
non sfugge 
dinnanzi alla mano,
lieve la brezza 
la smania del volo
ha sospinto lontano.


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venerdì 29 maggio 2015

Atropo




Ciarlano le Moire,
di sgarbi e tradimenti,
di stupri e di turgori
e dei goffi ruzzoloni
di centauri morenti,
ché tessendo monta
l'uggia e chi soppesa
il tempo, già l'inganna
con ardente cicalare,
sì che Atropo annoiata
s'ha da circuire,
per averlo ben rotondo
il pennacchio e poi pregare
che l'impingui di straforo.

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