sabato 28 novembre 2009

Omeopatia dopante?

Questa notizia suscita in me un paio di riflessioni, perché i principi dell'omeopatia cambiano radicalmente il giudizio di quanto esposto:
1- principio attivo diluito. A che grado? Dal punto di vista chimico, se una diluizione non supera il Numero di Avogadro deve avere traccia di soluto. Il fatto che l'attuale tecnologia non possa rilevarne la presenza, al di sotto di una certa soglia, non significa nulla... o significa ben poco. Quindi vorrei sapere il grado di diluizione di questi prodotti (D, CH, M, K, etc...).
2- l'omeopatia utilizza diverse sostanze tossiche (la stricnina è presente in alcune piante loganiacee come nux vomica e ignatia, rimedi celebri dell'omeopatia, lachesis è il veleno del crotalo muto, utilizzatissimi dei potenti acidi, etc...) perché il principio attivo diluito non ha effetto tossico, ma al contrario ne può contrastare gli effetti. Banalmente (molto banalmente, e sia ben chiaro, perché l'omeopatia non va utilizzata in modo sintomatico): coffea in omeopatia cura anche i disturbi da elevata assunzione di caffé ed una certa irrequietezza mentale, tabacum cura anche l'astinenza da tabacco e le forme simili di malessere, come il mal di mare.
Insomma, quello che non torna in questa faccenda è semplice: la somatotropina omeopatizzata non può agire come ormone della crescita, ma può combattere i disturbi causati dall'assunzione dello stesso, più molti altri disturbi e se la sostanza è già stata testata queste informazioni sono fruibili. Importante però conoscere la diluizione. Mi sembra che si parli molto di omeopatia, senza conoscerne minimamente le basi. Sul fatto che il principio attivo non venisse conservato in modo idoneo... beh.... su quello c'è ben poco da dire.
Sembrerebbe quasi una truffa molto maldestramente perpetrata.

venerdì 27 novembre 2009

'O Capo Clan

Il Corriere Della Sera e altri hanno pubblicato un articolo su questo "cantante". In realtà la notizia è già datata e lo potete leggere qui.
Sono curioso di seguire la vicenda, se ci sarà un seguito.
Che fare? Teoricamente lo Stato dovrebbe intervenire, ma: avrebbe senso lasciare che la notizia si sgonfi a livello nazionale, per rimanere un fenomeno confinato nel territorio della Campania?
Io penso di no. La parola ha sempre potere.
Quello che temo, conoscendo i nostri governanti, è l'indifferenza. Indifferenza giustificata da un semplice fatto: queste notizie non hanno presa a livello nazionale. Non fanno parte del "circensis" che distrae il popolino. Di questo ne sa qualcosa Saviano.

giovedì 19 novembre 2009

Via Joe Strummer

Un piccolo comune della Sardegna intitola una via a Joe Strummer, l'indimenticabile leader dei Clash. Io obbligherei tutti i comuni ad intitolare una via al Faber, ma non discuto la scelta degli amici sardi e neppure il prestigio del personaggio prescelto. 
Mi sento in dovere di ricordare (alcune decisioni sorprendenti non vanno lasciate scivolare nell'oblio)  chi ha ben pensato che una biblioteca intitolata a Peppino Impastato non sia coerente con la "territorialità" di un partito come la Lega Nord. 
Sembra di accennare a due mondi separati, e forse è proprio così. Il guaio è che a me non piacciono entrambi, riflettendo. 

lunedì 16 novembre 2009

La solidità del topo

Tre topi, più uno.
Il primo è africano, infilzato malamente da una stecca di legno, sfrigola controvoglia sul fuoco per placare la fame di pochi disperati; poco prima non era certo infastidito dalla presenza del carnefice, le cui scorte alimentari (per misere che siano) ed i quali rifiuti sono delle autentiche ghiottonerie.
Il secondo è indiano. Appostato nella penombra, dietro una colonna, attende tre povere donne, molto lontane da noi e vestite di poco, che portano latte e cocco nel tempio di Karni Mata. Sfamano i sacri ratti.
Il terzo è un topo metropolitano, vive nella stazione di una grande città. Un debole sibilo accompagna una pioggerella mortale, che cola nel sacco dell’immondizia dove sta allegramente banchettando. Il veleno penetra all’interno attraverso i buchi che gli stessi topi hanno praticato.
Il quarto è bianco, è un messo della Dea Bendata. Anch’esso vive nel tempio di Karni Mata.
Le donne che portano ogni giorno latte e cocco si augurano d’incrociare il raro topo bianco, foriero di lieti eventi. In effetti negli anni, a turno, lo vedranno e l’incontro porterà realmente fortuna, ma di una qualità vaga e difficilmente identificabile; una delle donne concluderà che la buona sorte è sempre la stessa cornice, che può accogliere un solo telaio alla volta fra gli infiniti possibili.
Della morte del primo si rallegrano tutti nel villaggio, anche chi non ne ha goduto.
Della dipartita del secondo, nessuno se ne accorgerà.
La scomparsa del terzo verrà appresa con soddisfazione, poiché i topi sono animali sporchi e spargono malanni. Infatti la stazione in cui è nato è un rudere fatiscente. L’aspetto potrebbe essere gradevole in sé – i ruderi alitano storia a chi li interroga – ma non in questo caso, poiché è un rudere moderno e tristemente risalta solo il suo stato di pietoso abbandono.
Anzitutto è sporca; indolenti lavoranti saltuariamente ramazzano lo spazio piastrellato di fronte al primo binario, che immediatamente s’insozza. La sala d’aspetto è chiusa da tempo, come del resto i servizi igienici. Le stazioni sono luoghi in cui si consumano attese, ma spesso presentano con indifferenza cessi molto trasandati. La sala d’aspetto, quand’era utilizzabile, era però scialba. Non c’erano neppure riviste di tre, quattro anni prima; nessuna possibilità di distrazione.
In questa maledetta stazione, dicevo, i cessi soffrono d’un perpetuo guasto, nel senso che i lavori non iniziano mai e la minaccia di ristrutturazione aleggia come uno spettro, cosicché due coppie di topi molto cattolici un giorno si sono giustamente spartite i servizi ormai in disuso.
Poi, una notte, degli uomini in tute gialle impenetrabili, con mascherine protettive e sguardi vacui dietro a curiosi occhiali da aviatore, con bombole velenose sulle spalle, sono intervenuti ed hanno sterminato i topini.
La morte del topo bianco, invece, non è prevista dall’ordine naturale delle cose.
Questo gran brulicare di topi d’ogni foggia alimenta un coro mondiale rosicchiante; il brusio di topastri non è percepito in stazione, sovrastato dallo sferragliare dei treni e persino dalla preistorica littorina a gasolio. Tutti gli altri topi sparsi nel mondo, uniti nel grande coro universale dei roditori, non si curano minimamente delle stragi cittadine. Rapiti dalla foga rosicante sciolgono nel loro stesso mormorio anche il proprio squittire. Soltanto il colore verde acqua delle panche, nella sala d’attesa chiusa, si ravviva per un istante allo squittio agonizzante dell'ultimo topino, perché nessun culo mai soffocherà la placida traspirazione della vernice finché ci sarà una stazione da derattizzare.

venerdì 13 novembre 2009

La storia del rock

E' un sito linkato nel blog di Luca Sofri (da me linkato, è wittgenstein).
Si chiama wolfgangsvault; è molto interessante, contiene anche rare registrazioni.
In effetti questo mio post sarebbe superfluo, ma meglio spargere semi (con cautela e destrezza) che lasciarli disseccare.

mercoledì 11 novembre 2009

L’antiSaviano


Mentre ascolto le parole sempre toccanti di Roberto Saviano, ripenso a chi gli domanda di candidarsi per la presidenza della regione Campania.

Si presume che il prestigio di una persona possa catalizzare su di essa consensi (e fino a qui non ci piove) e quindi potere. Si pensa che il prestigio sia anche garanzia d’autorità e quindi di successo, ma su questo punto nutro i miei dubbi: quanti potenti sono morti ammazzati?
Non è per il timore di conseguenze sanguinarie che lo prego di non candidarsi, ma semplicemente perché ha già un ruolo. Un ruolo importante, perché Saviano cerca disperatamente (considerata le sua condizione di recluso) di farci capire che le parole libere e quindi vere hanno una forza dirompente e non bisogna lasciare che si fermino.
Siamo ormai abituati a imprenditori, tecnici e professionisti di vari settori che si danno alla politica, a marchettare che diventano soubrette, a critici d’arte che fanno gli opinionisti e non mi sembra che questo saltare piè pari da un ruolo all’altro stia producendo alcunché di buono. Anzi, è accaduto il contrario: sagaci prima, ottusi e venduti poi.
Chi ha avanzato pubblicamente questa richiesta (leggi qui) lo ha fatto in buona fede, ma a mio parere sbaglia di grosso: è quello che desiderano anche i suoi nemici; un Saviano distratto è “un po’ meno Saviano". Un Saviano che deve scendere a compromessi (è la natura della politica che lo impone) è un Saviano con le mani sporche, che deve quindi abdicare da sé stesso. Roberto Saviano politico sarebbe l’antiSaviano.

Roberto: continua ad essere ciò che vuoi essere.

martedì 10 novembre 2009

10/11/2009, Auguri Alessandra!



Fra le cose che il mare getta
si cerchino le più disseccate,
zampe violette di gamberi,
testine di pesci morti,
soavi sillabe di legno,
piccoli paesi di perla,
si cerchi ciò che il mare ha sfatto
con inutile insistenza,
ciò che ha rotto e squassato
e abbandonato per noi.

Pablo Neruda

Tanti auguri Alessandra!
Chi sarà mai quell'Homer Simpson?
Un bacio e un omaggio!