sabato 13 agosto 2011

Dimmi con chi vai...


E’ semplicemente inutile cercare di smontare il senso ed il messaggio di un proverbio.
Da dove vengono? Da quale remoto passato? Quale conoscenza ha prodotto queste sintesi, spesso disarmanti?
Io non ho la competenza per affrontare questi temi, ma appare chiaro che dei proverbi siano trascrizioni di leggi naturali e universali, e – per questa ragione – non possono essere sbugiardati.
Tempo fa ne lessi casualmente uno che non conoscevo, stupendo: “attendi il porco alla quercia”. Qualcuno può tentare di smontarlo?
Ora, però, tratto “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Perché il delinquente va coi suoi pari? Perché il potente fa lo stesso? Perché il poveraccio frequenta i suoi simili? E perché il cretino lo imita?
Perché il cacio va coi maccheroni? Perché il burro con la marmellata? Perché il cane va col padrone, ed il padrone col cane? Perché la corda con l’arco?
Pensate che il proverbio tratti solo di rapporti umani? E’ un errore.
Inoltre, anche e soprattutto nei casi in cui la frequentazione si gioca sugli opposti (arco-corda, cane-padrone, ma anche uomo e donna), questo contrasto è sotteso di similitudine.
In altre parole: quando non si comprendono le cause d’una frequentazione, allora si deve affondare lo sguardo, sbirciare “dietro”, “sotto”, e non temere: la similitudine si disvelerà, prima o poi… E non è detto che sia una scoperta piacevole.
Tornando però all’essere umano: non ce n’è… Quando ci si domanda perché due persone si frequentano, quando non lo si capisce, si deve solamente attendere, con occhi aperti.
La similitudine fra i due apparirà. Basta ricordarsi, in quel momento, che il proverbio non può sbagliare, per sua natura, mai.

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martedì 2 agosto 2011

Allevamento disanimale

Della fine del bucentauro non so nulla, anche delle altre creature mitologiche non ho notizie, ma del centauro si! Si è estinto, quando non si conosce, ma l'ultimo è morto non solo nel mito. A parte il De Chirico dell'immagine (è un quadro che mi piace molto), della morte dell'ultimo centauro ne parla anche Saramago, in "Oggetto quasi". Quindi, scimmiottando José, "non ci sarà nient'altro da raccontare". Il centauro non c'è più e lo stesso vale per le creature mitologiche e fantastiche in genere. Ovviamente sto parlando dell'aspetto fisico, materiale. Ciò che rievocano simbolicamente lo si legge ancora nei modi di molte persone.
Comunque: se, dai meandri ancora sconosciuti della nostra conoscenza, dovesse affacciarsi una nuova bestia del genere, molto cattiva peraltro, ma filosofa, molto filosofa, che potesse quindi applicare una cattiveria analizzata, scientifica... se la stirpe di questa bestia dovesse allevarci in gabbia, intensivamente, copiando i nostri sani comportamenti, quindi nutrendoci con sfarinati di origine umana addizionati d'antibiotico, per poi mangiarci in tutti i modi... Allora mi domanderei: visto che, al momento, noi riserviamo tale sorte agli animali, e i loro difensori, che a mio avviso in parte non vaneggiano, affermano che li trattiamo in modo "disumano", allora, fossimo noi in gabbia, le bestie cattive di cui sopra ci tratterebbero in modo "disanimale"?   


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giovedì 7 luglio 2011

Scimmie di mare

Sono tornate in commercio, leggere qui, ora le chiamano SKIFIDOL, povere bestie.
Sinceramente: non mi frega nulla di queste bestioline, a meno che non siano ottime con due linguine con aglio e prezzemolo, ma di certo non mi curo di loro, se vive e guizzanti.
Però, finalmente, dopo 30 anni ho capito cosa sono.
Ecco la datata pubblicità e sotto l'aspetto dei crostacei in questione:










lunedì 20 giugno 2011

Ranocchi

Questa mattina, una di quelle contrassegnate dalla desolazione nel cuore, sul treno ho visto un geologo che conosco. Io lo conosco, ma lui non si ricorda di me.
Io, al contrario, lo ricordo bene. Lavora all’Università di Milano, ho assistito anche alla sua tesi di dottorato, che – rammento come fosse ieri - avevo trovato molto noiosa.
Io non sono geologo, ma qualcosa non tornava nell’esposizione.
Mi dava la sensazione di aver rimescolato gl’ingredienti, e nulla più; come se un ristoratore, tutto esaltato, mi proponesse i quattro formaggi agli gnocchi. Ecco, avevo proprio quella sensazione.
Quindi: questa mattina in treno, lui, dotto disquisiva di scienze. Io, memore della sua tesi, a conoscenza inoltre del suo percorso universitario seguente, non ce l’ho fatta.
Mi sono alzato, gli ho puntato l’indice, dritto verso il naso, a 20 centimetri di distanza.
Ho urlato una cosa tipo”AAAUAHHHGGGG!” e l’ho trasformato in ranocchio.
”AAAUAHHHGGGG!” non significa nulla, ma non potevo scatenare l’incantesimo, senza utilizzare una parola magica, in pubblico. A casa mia me ne sbatto, ma in pubblico non si può.
E allora lui era lì, coi vestitini precisi a quelli di prima (da umano), che si erano adatti come taglia e forma alle nuove sembianze, era lì che gracidava sul sedile.
Gli altri passeggeri erano attoniti. Ho chiamato una tizia, una brutta tizia, che si è avvicinata a me con la morte nel cuore, mi temeva.
L’ho obbligata a baciarlo. Lui è tornato umano, coi vestiti come prima, normali, come se nulla fosse accaduto. La magia è da non crederci, è pazzesco come mutino i vestiti, coerentemente. La tizia è svenuta.
Poi, nulla. Il treno è arrivato a Sesto, sono sceso.
In carrozza tutti muti.
Lui non disquisiva più di scienze, il coglione.
In ogni caso, continuo ad avere la desolazione nel cuore. Questa sera salgo sul treno e li trasformo tutti.

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giovedì 16 giugno 2011

Game Over


Grazie, B., per essere rimasto ostentatamente al mare mentre gli elettori (compresi i suoi) correvano ai seggi, bissando l’“andate al mare” di Craxi modello ‘91, il che fa ben sperare nello stesso epilogo: la spiaggia di Hammamet nel giro di un paio d’anni o, in alternativa, la galera.



Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2011

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mercoledì 1 giugno 2011

Passante mobile


Io stabilirei la pena di morte per chi pronuncia frasi fatte o battute logore. Mi infastidisce terribilmente, mi rende triste. Un classico, per intenderci: si sente la sirena di un'autoambulanza e qualcuno: "ti vengono a prendere!". Mi fermo; potrei proseguire ore...
Si dà il caso che il passante della cintura, quello mobile, si vede nell'immagine, è appunto mobile. Io non avevo colto il senso profondo, ontoligicamente parlando, di questo inutile orpello. Il fine ultimo, infatti, è di far si che la cintura non penzoli flaccida, camminando (qualora i passanti "fissi" dei pantaloni non bastino).
Ergo, il passante mobile può essere posto fra due fissi dei pantaloni e POI, soltanto POI, si può infilare la cintura ben aderente alla vita. La mobilità è il mezzo per raggiungere il nobile fine.
Ebbene, io non c'avevo mai pensato. Anzi, mi lamentavo della frequente inutilità del passante mobile.
Quando delle persone hanno iniziato a bersagliarmi con la solida domanda idiota (ti piace molle?), ecco... allora, non potendo condannarli a morte, mi sono scervellato. Ho compreso, si, ho compreso il senso del passante mobile. A quarant'anni passati.

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