sabato 10 settembre 2011

Trota


Pochi giorni fa era il compleanno del Trota, ma non lo sapevo.
Siccome dovrei vivere in Padania (così dice lui, quando traduce i borbottii del padre), allora temo ritorsioni; se le ronde padane lo venissero a sapere, verrebbero a prendermi a casa, allora scoprirebbero anche che mio padre pesca le trote tutte le domeniche. Ne porta a casa a decine, tanto che mia madre arriva al punto di cucinarle nel riso e come polpette, giusto per variare il gusto, ormai nauseante per me. Mio padre, non ne parliamo. Non le mangerebbe neppure fatte in frappé.
Insomma: tutte le varietà di trota (il Trota compreso) sono per me degli enti incompiuti. La trota (quella che guizza, con le branchie) è un pesce, ma non uno di quelli per cui perdo la testa... si... lo mangio, ma ne farei anche a meno. Il Trota è uguale. E' un essere umano; c'è, esiste, lo sento    dire strafalcioni, ne leggo i pensieri desolanti. In quanto essere umano me lo sorbisco, ma ne farei a meno. Spero che mia madre ne faccia polpette, potrei così digerirlo ed evacuarlo, il Trota.

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2 commenti:

giarjana ha detto...

eri partito bene.
quasi quasi le ronde padane ti avrebbero scusato.
ma sul finale è venuto fuori il tuo vero io.
spero tanto che le ronde leggano il tuo blog.

Carlo ha detto...

Un finale molto padano sarebbe finire nel lambro dilaniato dalle trote; non abbiamo piranha...