
Vi sono
cene susseguite da notti mute, specie fra solitari e coniugi ben rodati, che
dispongono i sensi a cogliere gli stimoli più impercettibili.
Non fosse
per il tintinnio delle posate, che urtano i bordi dei piatti, per l’effervescenza
delle bevande gasate, per alcuni atteggiamenti villani, come il risucchio della
minestra dal cucchiaio o lo sfiatare dalla bocca mangiando, quando i tessuti
sono lassi e molli, non a causa dell’età ma per via della poca educazione alla
compostezza, al galateo, o per le sfondate reti dei letti, cigolanti, e
per le emissioni corporali volontarie e
non, non fosse che in questi casi, durante le cene e le notti mute si possono
ascoltare temporali lontanissimi, misteriosi sciacquii di natura extra acquatica
(alcuni uccelli ne producono), cargo ad alta quota, treni merci, schiocchi e
lamenti vari di bestie lunari, ghiri che rotolano provviste nelle intercapedini (ossia segreti ecosistemi domestici), litigi umani e felini, urla, pelli rasoiate
dai graffi, botte, tragedie d’ogni sorta, rumori d’ogni genere.
Di queste
manifestazioni, il legno è un gran maestro: travi mai dome, che incementate a
mani e piedi, si torcono con pazienza centenaria, mobili antichi che sbuffano
naftalina, polvere e noia, scricchiolii vari, sommessi e circospetti.
Vi sono
poi gl’insetti dalle fauci adamantine, che trapanano, rodono, scavano persino i
legni più induriti e pregiati, anche nel nostro emisfero, cui il Creatore ha
risparmiato almeno le termiti e altre talpe terribili e microscopiche.
Nell’intricato
ramificarsi tassonomico vi è un gruppo di bestioline per timpani raffinati, che
spiccano per stile e discrezione, lontani dai gran fracassoni di cui sopra, la
quale industriosità può suscitare tenerezza.
Mi
riferisco agli’insetti che provocano gli scricchiolii migliori, da intenditori;
quelli che perforano i gusci delle nocciole e penetrano nelle castagne.
Il rumore che potremmo sentire, attenzione, non viene dalla perforazione. Il balanino, infatti, dal rostro d’acciaio, buca nocciole e castagne per deporvi l’uovo, prima che
l’ignaro umano le raccolga.
Per l'esperienza sono più indicate le nocciole, per via della forma, che all’uopo vanno riposte in un contenitore di plastica, facilmente reperibile in un supermercato, acquistando verdure.
Per l'esperienza sono più indicate le nocciole, per via della forma, che all’uopo vanno riposte in un contenitore di plastica, facilmente reperibile in un supermercato, acquistando verdure.
Dopo poco
tempo, la notte verrebbe invasa da sottilissimi suoni, di difficile
interpretazione, ma della famiglia che ho sopra descritto. Sono scricchiolii
debolissimi, misteriosi, che allarmano in quanto simili a quelli del legno.
Potrebbero essere travisati, si potrebbe additare il tarlo quale colpevole (che,
secondo un’amena teoria, è comparso nel 1700), o un armadio che digrigna i
cardini e si assesta o sorride, una travatura che cerca di svincolarsi dai
muri, aprendoli con piccoli squarci che chiamiamo con spocchia “crepe”.
In realtà,
sorprendente sorgente, è la larva di balanino che, svuotata la nocciola, ne
sguscia fuori e ricade sul fondo del contenitore. Il loro rivoltolarsi, quel roteare senza requie, tipico degli esseri cilindrici, innesca la lentissima rotazione
di una e, via via, di tutte le nocciole del contenitore; una reazione a catena,
un meccanismo senza ingranaggi fatto d’impalpabili attriti, un orologio singhiozzante, privo di ore e lancette, un orologio
a nocciole e balanini.
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