Barare agli
scacchi è un gesto blasfemo, un tentativo deicida, nessuna radiazione può
mondare l’anima del criminale e, riflettendo, non esiste pena terrena
commisurata.
Le fiamme
eterne, un mirato e ben soppesato contrappasso, questa dura sorte affrancata
dal tempo ne è la pena.
Vorrei
chiarire: il mio non è un atteggiamento persecutorio; sto soltanto descrivendo
meccaniche naturali, non soggette al nostro umano arbitrio, sempreché non si
sia così orbi da considerare la Natura come “ciò che ricade nel dominio dei
sensi”.
Insomma,
così accadrà, mi rincresce per il baro, non ho potere per addolcire il suo
tormento.
L’aspetto
che m’indigna, però, è l’onta subita dall’arte, ergo da tutti noi, della quale
ne beviamo, anche inconsapevolmente, un bicchierotto tutti i giorni...
Il settimo
sigillo di Bergman, Von Sydow che sfida la morte.
Gli
scacchi (n° 2) di Borges (Nel loro angolo austero, i giocatori dirigono i lenti
pezzi. La scacchiera li incatena fino all'alba alla sua severa dimensione in
cui battagliano due colori.).
Gli
esperti in materie umanistiche non avrebbero a disposizione tanta esistenza, sì
da completare un trattato sugli scacchi.
Bianco e
nero, vita e morte, strategia, attesa, intelligenza e bla bla bla bla bla…
Non è
concepibile dalla mente umana la gravità del peccato commesso; è inaudito. Per
quanto si possa pesare la colpa, un quid sfuggirà sempre alle nostre grossolane
pese. E’ come poggiare sul piatto della bilancia dei pesi inesatti, ai quali il
Fato ha sottratto un millesimo di grammo. I conti non tornerebbero mai…
Io, al
momento, resisto agli scacchi. Ogni tanto ci gioco, sfido il computer il quale,
per un dilettante come me, è fin troppo abile, ma resisto. Non mi ci tuffo.
Tutte le volte che mi giunge voce d’un corso di scacchi vado in tachicardia, è un
richiamo muto, un invito alla madre di tutte le sfide, il bianco contro il
nero, ma resisto.
Ho battuto
un paio di volte Windows; ero annichilito dalla faticata. Resisto, perché fra
il mondo (immondo, ma pur sempre vivo e quindi appetitoso) e la mia ascesi, vi
è solo il fossato degli scacchi da attraversare.
Dolente
per la tua maledizione, ex sindaco di Buccinasco.
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3 commenti:
«Bara agli scacchi»: è una delle cose più tristi che abbia mai letto.
Lettura del giorno: Arrigo Boito, «L'alfier nero», in A. Boito, Poesie e racconti, a c. di Rodolfo Quadrelli, Mondadori 1981.
Ascolto del giorno: «The Chess Players», Wayne Shorter & The Jazz Messengers.
Si, è tristissima!
Mi butto nell'ascolto.
Ciao!
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