sabato 5 gennaio 2013

La lasagna



Non me ne vorranno le pasionarie del gentil sesso, se mi lancerò nel raccontare (sorvolando sui dettagli anatomici) di questo terzo e rarissimo orifizio, posto a metà del perineo, del quale non ho solamente vissuto l'inaudita fatica di custodire il segreto (che svelerò). Ebbi l'onore, infatti, di assistere alla sua creazione. Se ne deduce che per anni io abbia sorretto, da solo, il peso di conoscere la femmina umana che possiede quest'anomalia.
Si da il caso che anni fa lavorassi con una donna (della quale, capirete, non faccio il nome), allora sulla trentina penso, molto pudica, praticamente inibita, inibita o meglio ostacolata da sé stessa nell'espletamento di un qualsiasi gesto che olezzasse d'umanità.
Allora: durante un noiosissimo pranzo di lavoro ordinammo entrambi un piatto di lasagne. 
Il cameriere, dato il suo riarso galateo, servì per primo il sottoscritto. Non conoscendo il concetto di buona educazione,  mi guardai bene dal cedere il piatto alla fanciulla. L'atto plebeo, però, mi diede la possibilità di avvisarla: le lasagne erano praticamente un piatto di magma fuso e ribollente.
La povera donna non mi diede ascolto e, ricevute le lasagne, si lasciò travolgere dalle pulsioni e infilò in bocca una forchettata.
Il suo viso si tese, si pietrificò. Io compresi la situazione corrosiva, ma non dissi e non feci nulla:  attesi con ansia la sua mossa. La pudicizia sopra citata, ovviamente, le impedì di risputare il tizzone nel piatto, oppure, garbatamente, nel tovagliolo; l'ingenua optò per ingoiare il tutto.
La mia mente andò subito al celeberrimo film: la sindrome cinese si compiva di fronte a me. Il nocciolo surriscaldato stava trapassando l'ignara creatura, per spuntare con un sonoro "plop!" agli antipodi.
Circa un paio d'ore dopo, la poverella fu condotta in ospedale in preda ad atroci sofferenze: ustione dell'esofago. Le notizie ospedaliere furono filtrate dal marito: non ci raccontò mai del cratere aperto dal boccone infuocato.
Da anni non ho notizie della coppia, ma all'epoca dei fatti con me lavorava anche lui; malgrado la confidenza maturata negli anni, non ebbi mai il coraggio di domandargli quali e quante nuove evoluzioni notturne avevano aggiunto al loro risicato campionario. Può darsi che l'inibizione cronicizzata della donna non permise loro di godere di tale privilegio innaturale, ma, maledetto me, il rimpianto di non aver chiesto dettagli sulla lasagna (così la battezzai, gioco forza) mi tormenta e non mi abbandonerà mai più. 

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1 commento:

Marco Bertoli ha detto...

Evviva la lasagna. Sei tornato in umore landolfiano.